capdi Redazione

Le aspettative non sono state tradite. Il chiostro dei Domenicani Scalzi era affollatissimo, domenica sera, per la presentazione del libro di Mimmo Martina Il “Cappello di Paglia” per i tipi di Arti Grafiche Panico.

Gli illustri ospiti dello scrittore hanno aderito all’invito, unitamente ad un pubblico attento e composto ed hanno decretato il successo di questo scrittore galatinese, facendo calare il sipario sull’intenso calendario di manifestazioni dell’Estate della Cuccu(v)àscia, con o senza v, tormentone dell’estate, come simpaticamente sottolineato dall’Ass. D. Vantaggiato. A parte l’ampio spazio dedicato, con l’intervento del vice presidente dr. Francesco Gaballo e quello del presentatore, e non moderatore, M. Bovino, all’Associazione ALICe Puglia, che encomiabilmente porta avanti con molto impegno i suoi progetti di solidarietà nei confronti dei pazienti affetti da ictus cerebrale, non si è avuto modo di ascoltare una discussione, un dibattito o una domanda provocatoria all’autore. Si è assistito, tra l’altro, ad una breve performance di due ragazze, accompagnate magistralmente dalle note di un violino, che hanno letto alcune pagine del libro.

Il Sindaco, dr. Montagna, nel suo brevissimo intervento ha sottolineato come la serata sia doppiamente meritevole perché se da un lato con il libro del dr. Martina si accresce la comunità culturale della città con ALICe si accresce, invece, la prevenzione ai fattori di rischio della malattia. Unico e piccolo neo, secondo il primo cittadino, è la pagina 135 del libro nella quale l’autore scrive: “[…]oggi queste serate di musica e balli sono cadute nel dimenticatoio, così come il Cavallino che viene lasciato nell’incuria più totale”. Pertanto ha ricordato al pubblico presente che a breve partiranno i lavori della prima fase dei restauri dell’ex cinema.

Il Presidente della Provincia ha ripreso il dire evidenziando che un libro non può essere aggiornato ai cambiamenti futuri del tempo. Ha poi continuato sottolineando che il Salento è una terra pulsante e viva anche nei momenti di criticità quotidiana ma che si sente una effervescenza e una determinazione straordinaria di voler arricchire di contributi la strada in salita nel tentativo di recuperare le situazioni di difficoltà. Ha poi elogiato l’uomo d’azione, l’uomo impegnato nel rispetto delle regole che ha fatto e che fa tutt’ora impegnandosi per hobby in questa terza pubblicazione. Se si considera il personaggio, continua Gabellone, con più attenzione ci si rende conto che in lui ci sono valori che porta avanti nella vita quotidiana che traggono linfa da situazioni che ha vissuto, che ha sentito parlare e che gelosamente conserva il ricordo e i riferimenti. In una società che ha subito notevoli modifiche alcuni valori restano saldi e sono descritti in maniera puntuale e li sente scivolar via, svanire e questa è nostalgia, rimpianto ma l’autore riesce a minimizzarli e possono essere colti da chi con attenzione legge la pubblicazione.

L’assessore alla Cultura ha parlato da galatinese condividendo la testimonianza, che viene consegnata alle nuove generazioni, di valori, comportamenti e modo di essere. Personaggi e situazioni che costituiscono riferimenti tipici riconoscibili anche fra comunità diverse. La generazione che ci ha preceduto, ha detto l’assessore, ci ha consegnato l’educazione al sentimento e ci fa coglier il miracolo della condivisione e della trasmissibilità del sentimento al ritrovarci proprio come recita il sottotitolo degli eventi estivi. Ha concluso il suo intervento con la segreta speranza di non perdere di vista la dimensione sociale, comunitaria e collettiva del proprio essere.

Dopo il saluto del Procuratore della Repubblica, che ha sottolineato l’importanza di una rivalutazione del centro storico in cui il romanzo è ambientato, ha passato la parola all’autore che ha chiuso gli interventi facendo un breve escursus delle pubblicazioni precedenti e di come è giunto a questo terzo libro. Avventura cominciata un po’ per passione un po’ per caso. Per passione, in quanto ha sempre coltivato la passione per gli usi, costumi e tradizioni della sua terra e per caso perché tutto nasce dall’ascolto degli anziani, in particolare di suo nonno, che sin da quando era ragazzo gli raccontava le vicende della sua vita, chiaramente del secolo scorso e poi, grazie al racconto di altri anziani che consapevolmente e inconsapevolmente ha intervistato in questi anni. Il suo è stato un sapiente lavoro di ricostruzione storica e di rievocazione di tante vicende sopite e mai dimenticate, legate fra loro dai tanti personaggi, di pura fantasia, che ruotano attorno a Nunnu Cici.

Ha terminato con: “Rievocare il passato lo trovo affascinante, perché sono fermamente convinto che senza il passato si vive male il presente e si arriva al futuro a mani vuote”.