Cronaca/di pietro zurico

Con la Delibera di Giunta comunale n. 67 del 14 marzo 2022 la Giunta comunale ha autorizzato il Sindaco ed il Responsabile del Servizio Finanziario a chiedere alla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., la rinegoziazione al tasso di interesse pari al 1,673% di due contratti di anticipazione a valere sulla “Sezione per assicurare la liquidità per i pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli Enti Locali”.

Trattasi di un primo contratto per l’importo complessivo originario di € 921.889,42 che presenta un debito residuo di € 745.776 e di un secondo dell’importo complessivo originario di 921.889,42 e con un debito residuo di 765.828 per un residuo complessivo di 1.511,604 euro.

L’operazione è stata resa possibile grazie alla norma contenute nella legge di Bilancio 2022 che consente alle Regioni e agli Enti locali di rinegoziare le anticipazioni di liquidità concesse nel corso degli anni dal MEF per il pagamento dei debiti commerciali, che abbiano un tasso di interesse pari o superiore al 3%.

L’intervento normativo prevede che il debito residuo al 31 dicembre 2021 sia rinegoziato con un piano di ammortamento trentennale mediante rate annuali costanti.

I mutui contratti dal Comune di Galatina con la Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. sono stati concessi uno nel 2013 ad un tasso di interesse nominale annuo del 3,302% sull’importo erogato nel 2014, data di inizio ammortamento il 31/05/2014 e data di scadenza 31/05/2042. Rata costante annua € 49.798,35;
L’altro al tasso di interesse nominale annuo del 3,440% sull’importo erogato nel 2014 con data di inizio ammortamento 01/02/2015 con data di scadenza 01/02/2042. Rata costante annua € 51.810,30.

I due mutui hanno quindi i requisiti utili per poter essere rinegoziati. Ma è un’operazione veramente conveniente farla? La durata residua delle due obbligazioni è di 20 anni. Sommando gli importi della rata costante annua di entrambi i mutui abbiamo un totale di circa 101.608 euro annui che moltiplicati per i 20 anni di vita residua dei muti ci da un totale di circa 2.032.000.

I nostri assessori (vecchi e nuovi) scrivono invece che: “Preso atto che sulla base delle analisi e valutazioni condotte dal Servizio Finanziario la
rinegoziazione delle anticipazioni di liquidità suddette comporta un risparmio di spesa a favore del bilancio dell’Ente, in termini di minori rate annuali da corrispondere a Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. stimato in € 17.658,59 nell’anno 2022 e per complessivi €uro 179.435,99 fino al 31/05/2051″.

Dunque il risparmio di tutta questa operazione, secondo i dati riportati in Delibera sarebbero, per l’intera durata di 30 anni, di complessivi 197.094,58 euro (17.658,59+179.435,99) .

Ci sfugge l’effettivo risparmio dell’operazione. Avrebbe potuto essere vero se l’operazione fosse stata effettuata per un eguale numero di anni ma trattandosi di 20 anni il residuo per l’estinzione dell’originaria obbligazione (scadenza 2042) e di 30 anni quelli della nuova (scadenza 2051) e la somma da sborsare nell’uno o nell’altro è di ben diversa entità.

Infatti se moltiplichiamo (a parità di rata) 101.648 x 30 otteniamo circa € 3.030.000 a cui sottraendo l’importo del risparmio citato in delibera otteniamo 2.832.905 ed è quanto effettivamente andremo a pagare con la rinegoziazione. Sono ben 800.000 mila euro in più.

Se poi per il presunto risparmio si voleva intendere che l’abbassamento dell’importo della rata annua, grazie al prolungamento a 30 anni, permetterà di poter disporre in bilancio di circa 17.658 euro annui in più da spendere in spese correnti allora lo si poteva scrivere senza tanti giri di parole visto che la verità vera (non quella supposta come direbbe Totò) è che saremo più indebitati di 800.000 euro.

Mentre la Corte dei Conti continua a ripetere che è attraverso l’alienazione dei beni immobili comunali, dal recupero dell’evasione e dal contenimento degli sprechi che passa il risanamento del predissesto economico per tutta risposta i tentativi di vendita degli immobili sono fermi a circa due anni fa e, per poter spendere in propaganda qualche migliaio di euro in più (vedasi i 40.000 per finanziare quella che con un eufemismo viene definita rassegna teatrale) ci siamo indebitati di altri 800.000 euro.