Rubriche/Opinioni/di Luigi Mangia

Galatina – L’elettorato, disorientato dall’eccessiva presenza dei candidati, ha messo la candidata Sandra Antonica sotto i 3mila voti, Marcello Amante sotto i 5mila voti, Fabio Vergine sotto i 6mila voti.

Non c’è stata l’onda lunga del consenso verso Fabio Vergine che si presentava con l’abito della novità. Ora il quadro è più chiaro: infatti il ballottaggio è Amante contro Vergine. Il vocabolario della comunicazione è stato sgrammaticato e fatto di slogan con il chiaro intento di essere lontani dalla politica dei partiti.

La campagna elettorale è stata viziata dal ricorso alla forza dell’Io, e chi è stato più esperto si è costruito un machiavelli che non ha funzionato, perché invece di convincere l’elettore, lo ha disturbato. Il risultato poi, dimostra che c’è tanto bisogno di scuola e di formazione per poi impegnarsi in politica.

Nello specchio, infatti, si sono rese visibili le incompetenze, l’impreparazione e l’inesperienza. Il 26 giugno, il tono della partita cambia, per questo, Marcello Amante e Fabio Vergine devono mettere in campo il modello di Città e la squadra di amministratori con cui governare per 5 anni. L’impegno, rispetto al passato, è seriamente straordinario perché il rischio è quello di non riuscire a sfruttare tutte le occasioni del PNRR.