L’incontro degli alunni della Giovanni XXIII con i coetanei stranieri del progetto Comenius visto con gli occhi e le emozioni di un’alunna.

Polo 3Cronaca/Galatina/ di Lidia De Paolis alunna della Scuola Media Giovanni XXIII

Il conto alla rovescia è iniziato alle 08:30: noi ragazzi siamo pronti a conoscere i nostri coetanei stranieri. Come saranno? Risulteremo loro simpatici? Riusciremo a comunicare in inglese?. Mille punti di domanda echeggiano tra i corridoi della Giovanni XIII.

09:30: tutti pronti all’accoglienza. Ci disponiamo ordinatamente nella palestra, parte un fragoroso applauso che scandisce i secondi, dalla porta entrano dei ragazzi proprio come noi, entrano anche i loro professori, il coro intona le canzoni e infine la nostra Dirigente pronuncia il discorso di benvenuto che si conclude con un’espressione che allieta tutti:”Sentitevi come a casa vostra!”.

I veri protagonisti del Progetto Comenius, che la mia scuola fortunatamente ha ospitato, siamo noi studenti; apparteniamo a Stati diversi, a culture diverse, ma parliamo lo stesso linguaggio, un linguaggio non sempre traducibile dagli adulti, è il linguaggio della gioventù.

Dopo aver fatto degustare ai nostri ospiti tipiche leccornie salentine, li abbiamo accolti nelle nostre classi e abbiamo dato inizio ad uno scambio per saziare la nostra e la loro curiosità. Ci siamo posti a vicenda una marea di domande: abbiamo parlato delle differenze tra la loro organizzazione scolastica e la nostra, del loro paese, delle abitudini, della cucina, di musica, di calcio, a questo proposito, con grande sorpresa, abbiamo scoperto che uno degli studenti turchi è un fan del famoso giocatore della Roma, Francesco Totti…miracoli della comunicazione globale!.

Sinceramente posso dire, credo di esprimere anche il punto di vista dei miei compagni e dei professori,  che ci siamo sentiti appartenenti al mondo, non all’Italia né alla Turchia né all’Ungheria, Polonia o Spagna, ma normalissimi ragazzi e persone che hanno un normale rapporto di amicizia; che le distanze tra popoli non sono più così forti, né quelle geografiche né quelle culturali. Quando questa settimana di accoglienza sarà terminata e i nostri ospiti torneranno nelle loro case, sicuramente rimarremo in contatto e sentiremo di avere nuovi amici.

Voglio ringraziare la mia Scuola, perché penso che anche attraverso questo Progetto ha contribuito ad allargare i miei orizzonti, a uscire dai soliti confini conosciuti nella mia giovane vita, a sentirmi parte del mondo…ed è una bella emozione!