Cronaca/di Leonardo Donno parlamentare M5S

La riforma dell’Autonomia differenziata voluta dal governo Meloni rappresenta un pericolo per il nostro Paese. La deriva secessionista delle forze politiche che compongono l’esecutivo porterà al tramonto di un’Italia che non sarà mai più come prima.

Questo progetto comporterà ulteriori divisioni tra i territori su cui già gravano tante incombenze. Dopo aver approvato la seconda manovra lacrime e sangue, il centrodestra sta infliggendo un altro colpo alle Regioni, ai Comuni, ai cittadini su cui si sentirà il peso di questa assurda riforma. A pagarne le spese sarà soprattutto il Mezzogiorno, che in questi primi 15 mesi di Governo Meloni ha già subìto tagli e definanziamenti per circa 13 miliardi e mezzo di euro. La maggioranza sta facendo di tutto per aggravare una situazione che andava sanata. Invece di curare il paziente, rischia di ammazzarlo.

Il ddl sull’autonomia differenziata certifica che non ci sarà nemmeno un centesimo per finanziare i servizi essenziali al Sud. Questo è inaccettabile, ed è ancora più grave se si pensa che si tratta di un mero baratto tra l’autonomia voluta dalla Lega e il premierato auspicato dalla presidente del Consiglio. Quanto sta accadendo dimostra non solo l’assenza di visione da parte di una classe politica inadeguata, ma anche il totale disinteresse verso il bene della comunità. Tra i settori maggiormente colpiti la sanità, su cui questo progetto rischia di impattare in maniera ancora più negativa. Il governo sta armando una bomba a orologeria che rischia di incrementare i divari già esistenti. Divisioni che i cittadini conoscono bene perché le vivono ogni giorno sulla propria pelle.

Basti pensare alle infinite liste d’attesa, alla mancanza di personale, o ai turni massacranti che devono affrontare i medici e il personale sanitario. La situazione è critica ed è rappresentativa delle divergenze tra le regioni del Nord e del Sud. Di recente la fondazione Gimbe ha descritto la fuga dal Mezzogiorno dei cittadini che sono costretti a rivolgersi al Nord per curarsi. È una frattura che si sta allargando e che continuerà a farlo attraverso questo scellerato progetto. Una strada che conduce a cure sempre meno efficienti e maggiori disuguaglianze. L’esecutivo ha inoltre definanziato la sanità pubblica in rapporto al Pil in legge di Bilancio, e investito 2 miliardi in quella privata. Senza contare che dal Pnrr sono state cancellate 500 case e ospedali di comunità che avrebbero rafforzato la medicina territoriale e offerto servizi più efficienti.

Il governo sta trasformando il diritto alla salute, l’unico definito fondamentale dalla nostra Costituzione, in un diritto per pochi. La maschera della premier e del suo esecutivo sono cadute da tempo, ed è sotto gli occhi di tutti quanto sta accadendo. Una decadenza che i partiti di maggioranza non riescono più a nascondere, la stessa dei parlamentari di centrodestra eletti al Sud, che una volta finita la campagna elettorale hanno abbandonato i propri territori. Noi invece continueremo a batterci dentro e fuori dal Parlamento, come abbiamo fatto anche nei mesi scorsi. Ma per andare avanti su questa strada abbiamo bisogno di tutti i cittadini contrari a questo dannoso progetto.