L’ex consigliere regionale dell’IDV ha scelto invece il rito abbreviato

legge ugualedi Redazione

Otto mesi di reclusione patteggiati e ha chiuso il proprio conto con la giustizia Cosimo Damiano Gravante, il collaboratore del consigliere regionale Aurelio Gianfreda, accusato, insieme con lui, di detenzione di materiale pedopornografico.
E, nell’inchiesta partita da Trento, ci sono finiti entrambi. Lo stralcio leccese è finito sulla scrivania del sostituto procuratore Carmen Ruggiero, che ha accertato la presenza su un pc di materiale fotografico e video contenente scene di sesso con minorenni. Alcuni file-civetta (appositamente immessi per stanare chi naviga a caccia di questo genere di materiale) sarebbero stati scaricati su un computer dello studio di Gianfreda.

La polizia postale è quindi arrivata, nel maggio del 2011, anche nel suo ufficio e, dopo una perquisizione, ha sequestrato diversi supporti. In particolare «69 supporti ottici contenenti centinaia di foto e filmati». Due dvd sarebbero stati sequestrati allo stesso Gianfreda, oltre a un computer di Gravante. Gianfreda invece ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Il processo si sta celebrando davanti al giudice Annalisa De Benedictis che ha disposto, su richiesta delle parti, una nuova perizia sul materiale rinvenuto.