Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

In merito al chiacchiericcio che da troppo tempo “pullula” sulle pagine dei giornali e nei talk show, dico la mia ma non dal punto di vista del merito o della bontà o meno dell’oggetto del discorso, provo solo ad esprimere una valutazione politica possibilmente sbagliata.

Ebbene, Conte finirà per essere un peso, un ostacolo ad ogni possibile risoluzione più “dolce” del problema RdC.

Nessuno gli farà conservare quello spazio che gli dà consenso, nessuno gli farà conservare  quel suo elettorato fatto in gran parte dai percettori del RdC.

Nessuno darà a Conte lo spazio di dialogo che altre forze politiche avrebbero, avendo lo stesso Conte dato del RdC una visione identitaria e rigida. 

Con Conte quindi che si è appropriato del problema e ne gestisce la rappresentanza, il problema non sarà mai risolto se non in maniera drastica, nessuno vorrà dargli meriti, nessuno gli consentirà di agitare la bandierina e in fondo spero che anche lui capisca che non gli conviene più né spingere né schiacciare tutta  la sua azione politica su un tema.

L’aggravante sarà costituito dal fatto che quando i percettori si accorgeranno di essere stati coinvolti, quasi usati, per  una battaglia già persa o forse anche strumentalizzati per una battaglia impossibile in cui si sono mescolati desideri, sogni, aspettative, illusioni e furberie, la musica potrà cambiare.

Succederà che sin quando i percettori affideranno a Conte la risoluzione, il loro problema non verrà mai risolto e non perchè non sia un problema ma perchè lo rappresenta lui.

Ben venga quindi una mediazione diversa, ben venga la mediazione del PD che sul tema ha idee più chiare e meno radicali.

Il PD sul problema è molto più serio e pragmatico sa bene il pericolo di uno scontro sociale che farebbe male al Paese, oltre a conoscere bene la spesa sopportabile dal Paese.

L’errore è stato quello di lasciare i percettori senza far niente, in una specie di “comfort zone” da cui faranno fatica a uscire.

Se loro fossero stati impegnati in una qualsiasi forma sociale di aiuto, assistenza, gestione del “bene comune” in una città, un parco, un rione, se fossero stati utilizzati dal momento che venivano pagati, nessuno avrebbe aperto bocca e invece si è fatta largo la foto di un divano, una TV di fronte che trasmette un film di cowboys che cavalcano in una prateria assolata oppure il tavolino all’aperto di un bar al centro o in assenza in entrambe le parti, il pensiero che potessero essere nel frattempo impegnati in un così detto “lavoro nero”.

Se la gente avesse toccato con mano i benefici di un loro impegno lavorativo svolto nel sociale a fronte di quanto dagli stessi percepito, non sarebbe stata la stessa cosa.

In mancanza si è aperto  uno scontro con  chi si alza di notte per andare a lavorare per qualche euro in più o qualche volta anche in meno, per  mettere quel piatto a tavola che nessuno gli regala.

E’ stata la pazza idea di lasciarli a casa, o come dicono sul divano, che ha scatenato profonda contrarietà.

Non mi è dato sapere come finirà, ma le contrapposizioni frontali non hanno mai portato nulla di buono e forse neanche di giusto.

Dalla mia vita è quasi tutto.