Eravamo diversi. Oggi hanno sostituito la nostra memoria, la nostra intelligenza naturale con una artificiale.  

giochiLettere/ di Piero D’Errico

E poi tante cartoline che partivano e altrettante che arrivavano da ogni parte del mondo.                                                                                                                                                                   Su ognuna una frase, forse pensata e ripensata, forse scritta e poi corretta, ma mai uguale ad un’altra, un pensiero, un augurio semplice e breve ma scritto con le parole che solo il cuore sa dettare.

Insomma lo scambio di auguri tra parenti ed amici che vivevano lontani e che non erano potuti tornare per le feste.

Ed era bello anche scegliere con calma le cartoline  da inviare.

Tutte belle e noi a sfogliarle, a guardarle tutte sino a vincere la inevitabile indecisione in cui spesso piombavamo.

Ho ricevuto pochi giorni fa lo stesso “video”  di auguri da più persone, mai una parola, una.  E poi altri “video” uguali sempre da altre persone.

E’stato come toccare il fondo, è stato il riconoscimento, la certificazione ufficiale della “devastazione della mente”.

Il segnale di una creatività che si perde, il segnale di una creatività artificiale. Eravamo diversi, avevamo a disposizione la nostra intelligenza, la nostra memoria, non eravamo ancora entrati nell’era virtuale, con intelligenza e memoria a riposo. Siamo cresciuti diversi, dando un significato alle parole che usavamo, un significato profondo che dovevamo trovare noi, soltanto noi, non un significato suggerito, elaborato, calcolato da altri.

Dovevamo trovare le parole, quelle giuste anche per fare una “dichiarazione d’amore”  alla ragazza di cui eravamo innamorati.

Avevamo paura di non trovare quelle giuste, di rovinare tutto dopo aver “studiato”   e soprattutto trovato il coraggio per la “dichiarazione d’amore”.

E alla fine si finiva quasi sempre per non ricordare più nulla, si finiva per comporre all’istante e magari qualche suggerimento quando meno te lo aspettavi e quando più ne avevi bisogno, qualche suggerimento arrivava da lei.

Lei che ormai aveva capito tutto perché per qualche strana combinazione della vita, da un bel po’ succedeva di incrociarsi spesso, quasi sempre.

Forse era fatta.

O quasi.