Lettere/di Andrea Salvati

Galatina – Quanto è bello leggere questo fermento culturale nel centro sinistra galatinese. Antonio Antonaci, Elena Esposito, Michele Scalese sono stati subito sul pezzo nel dibattito e, diciamocela tutta, ogni persona che si riconosce nella cultura di centro sinistra attende che Galatina si muova verso questa rinascita.

Anche io.

Ma il mio punto di vista cerca di guardare alla prossima scadenza, che è quella politica e considera il “centro-sinistra” una categoria che attiene il posizionamento politico-culturale di un elettorato, con le sue sensibilità sociali, economiche e delle relazioni internazionali.

È difficile parlarne con altre categorie come quelle tipiche della identificazione nel gruppo di simili o di squadra. Mi spiace dirlo a Scalese, ma il suo sembra piuttosto un richiamo alla rifondazione di un gruppo elitario.

Il 12 ed il 26 giugno abbiamo scelto un Sindaco per una amministrazione locale, in cui si sono messe insieme diverse sensibilità politiche perché desiderose di perseguire un cammino diverso dal precedente, in cui ha amministrato un gruppo di brave persone con sani principi che hanno pensato a risolvere, direi anche bene, delle problematiche di bilancio, senza pensare agli investimenti e senza un grande sguardo verso la parte più produttiva. Un cammino diverso anche da quello del campo largo PD e 5Stelle (con un innesto di destra) perché non considerato una novità e perché forse partito con l’affermazione del gruppo di guida, senza grandi aperture verso il resto della comunità degli attivisti e con delle vecchie ruggini per una parte di centro sinistra (Socialisti di Spoti, parte della causa della caduta dell’amministrazione Antonica che si riproponeva).

Antonaci, brillante e istrionico, non è parso da subito capace di vincere ma sicuramente ha ottenuto un risultato che dovrebbe far riflettere e che lo rende importante.

Tutto qui.

Se dovessimo scendere nei dettagli del giudizio morale politico che suggerisce Scalese, a cui dedico la mia riflessione per stima e desiderio di scambio di opinioni, non certo per criticarlo, probabilmente la questione diventerebbe più seria. E mi farebbe porre una domanda: è accettabile che parte del centro sinistra abbia operato per l’elezione di un candidato alternativo alla scelta ufficiale del PD? Se pensiamo alla scelta di molti del PD durante il referendum costituzionale del 2016 direi di si. Anche allora buona parte del partito e non certo su scelte locali, decise di sabotare il proprio governo, retto da un proprio rappresentante, consapevoli della sua caduta attraverso un voto difforme dalla posizione ufficiale.

È accettabile che Fabio Vergine abbia accettato di farsi appoggiare sia da persone provenienti dal PD che da esponenti vicini alla Lega? Se penso alle scelte di Minerva, che ha in giunta anche Di Mattina, notoriamente vicino a Marti, credo di si, perché si tratta di scelte locali e amministrative. Accade con Mellone anche a Galatone. Lo stesso Emiliano ha nominato come assessore un uomo simbolo delle amministrazioni Fitto.

Se poniamo la critica morale e etica nei confronti di Vergine compiamo la stessa forma di bullismo machista tipico delle vecchie società oppressive: se un uomo tradisce una moglie è “un conquistatore”, se a tradire è una moglie la si addita come “poco di buono”. Le stesse scelte sono tali sia se le compie un tesserato PD che se le compie un qualsiasi altro disgraziato non PD. Mi pare evidente.

Come mi pare evidente che tutte queste contaminazioni possano diventare pericolose, perché tendono a impoverire il dibattito identitario e politico locale. Senza distinzione su chi le compie.

Altrimenti non stupiamoci se l’opinione pubblica considera il PD autoreferenziale e spesso propenso a rilasciare le patenti di agibilità politica, pontificando.

Io stesso nel 2012 ero responsabile provinciale della campagna per le primarie di centro sinistra di Bruno Tabacci e molti militanti locali mi dicevano “ma voi che c’entrate, mica siete dei nostri” anziché essere felici che vi fosse un confine più largo. Nel 2018 però il nostro 2,7% di +Europa è risultato gradito visto che ha permesso l’elezione di molti deputati PD…

Oggi dobbiamo invece cogliere l’invito di Antonio, Elena e Michele perché dobbiamo affrontare la questione delle politiche del 2023.

Lì non si parlerà della purezza della razza o del gruppo dirigente di un partitino di paese. Dovremo compiere scelte e delegare perché vengano affrontate le grandi tematiche che riguardano il nostro tempo.

Quali diritti e quali doveri da proporre o difendere? Quali politiche internazionali perseguire? Come affermare l’appartenenza al blocco occidentale e alla Nato? Che ruolo dare all’Europa affinché possa pesare in questa crisi bellica?

E potrei continuare a lungo sui temi dello sviluppo economico o della redistribuzione, delle spese militari e della ricerca.

Non basta attaccarsi una spilla e iniziare a tifare. Dobbiamo affrontare i temi. Ad esempio io, che sicuramente di centro-sinitra lo sono da quando ero bambino, pur con una sensibilità popolare, ho difficoltà a confrontarmi con una parte del M5S che flirta con Putin e accetta i suoi soldi, che parla di sganciare reddito e lavoro, che anziché dimostrare senso dello Stato prova a far traballare il Governo per qualche voto in più. Condivido il monito di Franceschini di domenica.

Ho più facilità a dialogare con una parte di Forza Italia come quella rappresentata dalla Ministra per il Sud Carfagna e rispetto maggiormente (anche se rimango distante e distinto) la parte della Lega vicina alle imprese del nord e a Giorgetti.

Non posso non condividere il gesto di Di Maio che si ritrova a rischiare la fine politica pur di difendere un posizionamento geopolitico (l’occidente, la NATO, la difesa dello stato nazionale Ucraino) e un Governo al quale non vi è alcuna alternativa.

Amici miei, da questo dovremmo partire anche nelle nostre periferie, tra i nostri giovani, tra i nostri figli. Non sono discorsi lontani ed hanno un impatto incredibile. Mandare a Roma un o una parlamentare che infili solo il badge sul proprio scranno non serve. Serve affermare una visione di società e di nazione, serve capire se vogliamo l’Europa o vogliamo tornare ai confini, alle frontiere. Serve capire che sanità vogliamo, che lavoro vogliamo creare, che sviluppo perseguire, che tutela dare al nostro ambiente.

Non imponiamo a chi ha (o potrebbe avere) passione solo delle rese dei conti personali. Nessuno vada via dall’area popolare e progressista galatinese! Si aprano le porte e si torni a parlare della cosa più bella del mondo: delle idee. E mai più solo delle persone.