1385289544222 1385289379866di pietro zurico

foto di Amedeo Venturiero

Assistere allo spettacolo della sfilata dei carri ha sempre un gran fascino. Ma forse non basta più una sfilata che offre sempre meno. E’ il solo amore per gli animali che attira ancora un pò di gente a questa manifestazione. Senza toccare o intaccare la parte sacra riguardante la benedizione dei carri o i festeggiamenti della Santa, giusto per non confondere il sacro con il profano, mi soffermo sulla parte scenografica o commemorativa di ciò che un tempo rappresentava commercialmente e socialmente questa manifestazione che oggi almeno per come è concepita non rappresenta più.

Della Fiera di S. Caterina d?Alessandria, vera e propria, è rimasto ben poco se non un cimelio, orrido e devastante, sito nel Rione S. Giovanni e di cui riparleremo nei prossimi giorni. Della manifestazione che fu son rimasti a ricordarne la funzione solo alcuni bellissimi cavalli che spesso malvolentieri hanno fatto le primedonne in una festa che non sentivano assolutamente propria. Un pony si sentiva asfissiato nel sopportare i ritmi della scena, voleva correre, si imbizzarriva spesso nel sentirsi comparsa di una filmografia che non gli apparteneva.

Non è stato sufficiente portare la manifestazione, che un tempo nella sua parte finale si svolgeva nel Quaritere Fieristico, globalmente in P.zza Alighieri per ridarle nuova linfa. Solo pochissima gente per un’unica attrattiva: i cavalli. Anche gli sbandieratori hanno attratto pochissima gente, sono stati un pò come mangiare lo stesso ragù ogni domenica, non si rinnovano mai, un copione commerciale valido per tutte le occasioni. Se non ci fossero, alzi la mano chi ne sentirebbe la mancanza…naturalmente sono esclusi i parente e gli  amici del  team.

E’ mancato ormai ciò che un tempo significava veramente l’annuale manifestazione cioè  il mercato visivo di quelli  che erano i tantissimi lavori del tempo: il trainiere, il maniscalco, il cocchiere, il contadino insomma tutti coloro che si ritrovavano in quel mercato per acquistare i ferri del mestiere o per conoscere gli ultimi ritrovati del mercato. Ci si trovava di tutto del settore e poi ci stava la compravendita dei capi del bestiame ed anche la sfilata per esporre i propri esemplari pregiati alla vendita.

Ieri, commemorativo di tutto ciò, ci stava quasi il nulla o solo un tentatvo mal riuscito di amarcord. Un tentativo che continua a vivere di una ripetitività esasperante che anno dopo anno perde sempre più di significato e di attrazione.

Esiste una struttura nel Rione S. Giovanni (dopo il ponte Picaleo) che aveva un suo particolare significato commerciale ed economico ai suoi tempi. Si è persa un’altra occasione per capire se serve ancora o meno tenerla lì ed il perchè la si tiene ancora in piedi, se neanche una manifestazione, di cui è l’ultimo esemplare visivo, la utilizza.

Sarebbe stato sufficiente anche un piccolo mercatino per rinfrescare ed aiutare  la memoria storica anche dei più giovani su “come eravamo e come siamo” se il fine preposto fosse stato quello, ma sicuramente non era quello.

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