Rubriche/di Francesca Casaluci

Il paniere di prodotti “di origine Galatinese” si allarga, includendo una varietà tradizionale coltivata da tempo immemore nell’agro della città e delle sue frazioni Noha e Collemeto: stiamo parlando della “Rapacaula”, una varietà di Cima di Rapa riconoscibile per la sua infiorescenza centrale molto sviluppata e simile per dimensioni al un cespo di cavolfiore.

Un prodotto molto interessante, sia dal punto di vista colturale che culturale, tanto da essere attenzionato all’interno del progetto regionale BiodiverSO, che ha l’obiettivo di censire, recuperare e catalogare le antiche varietà orticole di Puglia.

Proprio in questi giorni, dopo la segnalazione di questa varietà dall’associazione Salento Km0, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Unisalento, nella persona della dott.ssa Rita Accogli, ha fatto visita al produttore locale Francesco Bramato, custode della “Rapacaula” da ben tre generazioni.

La dott.ssa Accogli ha potuto effettuare tutti i rilievi necessari alla sua caratterizzazione: un percorso che prevede «la caratterizzazione morfologica di tutti i caratteri anatomici della pianta, dalla radice alle foglie, dai fiori ai frutti ai semi a cui seguirà la caratterizzazione agronomica, chimica, metabolomica e genetica». Successivamente, continua la Accogli «si procederà ad iscrivere la varietà nel Registro varietale regionale e anche sul Registro varietale nazionale, poiché a rischio di erosione genetica”.

Si tratta di attività scientifiche propedeutiche alla valorizzazione della “Rapacaula” come risorsa genetica nel territorio, sia dal punto di vista agronomico che da quello nutrizionale, dato che le analisi di laboratorio metteranno in luce le caratteristiche nutritive della pianta.

La tradizionalità della coltivazione è già attestata da un articolo del 1931 a firma di Giuseppe Palumbo (il famoso fotografo salentino dei primi del ‘900) intitolato “Cavoli-rapa di Galatina”, in cui l’autore descrive questo ortaggio, esaltandone le qualità ed indicando esplicitamente Galatina come luogo di produzione.

La conclusione positiva del processo di caratterizzazione, porterebbe al riconoscimento di un altro prodotto d’eccellenza tra le produzioni agroalimentari della cittadina, descritta nei testi storici come “verziere” e come “giardino” per l’abbondanza di ortaggi che il suo terreno è in grado di donare, e si andrebbe ad aggiungere a prodotti come la ‘Cicoria puntarella di Galatina’, la ‘Patata Sieglinde di Galatina’ e la ‘Meloncella tonda di Galatina’, riconosciuti tra l’altro come PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) dalla Regione Puglia.