Un tam tam mediatico, nelle bacheche femminili sui network, per creare una catena di speranza nella lotta contro il tumore al seno

campagna prevenzione cancro-1di Isabella Indraccolo

In questi ultimi giorni le bacheche femminili di Facebook sono tempestate di messaggi del tipo “ Vado a vivere in Australia per 12 mesi” “Vado a vivere in California per 20 mesi”. Questo non ha fatto altro che suscitare la curiosità di tanti, soprattutto uomini, che non riuscivano a capire cosa si celasse dietro questi messaggi criptati.
Molti saranno stati quelli che avranno pensato ad una delle solite trovate pubblicitarie, magari di qualche agenzia di viaggi che prometteva destinazioni in località amene e desiderabili. Ma non è così. Nel comporre la frase da pubblicare sulla propria bacheca ogni donna fà riferimento al proprio mese di nascita, che corrisponde ad una precisa meta turistica e al giorno di nascita, che corrisponde al numero di mesi; proprio a sottolineare come in ognuna di queste ci sia qualcosa di personale. Il significato che si cela dietro questi messaggi è infatti ben più serio e profondo e, anche se il modo di affrontarlo sembra banalizzare la questione, resta l’importanza di fondo dell’argomento. Stiamo parlando della lotta ai tumori e in particolar modo del tumore al seno. Questo semplice giochino diffusosi sul social network non è quindi la solita Catena di S.Antonio ma una catena umana virtuale di donne tutte accomunate da una speranza.

Qualcuno potrà non essere d’accordo con questi messaggi enigmatici credendoli un modo per sminuire un problema tanto importante. Non sta certo a noi giudicare. Sicuramente non sarà un messaggio del genere a porre rimedio ad un dramma di così grande entità e sicuramente sono ben altri i modi per portare avanti la lotta contro il male del nostro secolo: servono donazioni volontarie che aiutino la ricerca e soprattutto la prevenzione per se stessi e da consigliare a quelli a noi più vicini. Però in fondo cosa c’è di male in questo semplice gesto fatto da tante donne che sognano di partire verso un luogo dove il cancro al seno non esiste e la parola tumore è una parola sconosciuta. Sta di fatto che ognuna di noi nell’ aderire alla campagna e nel comporre la frase sulla propria bacheca avrà pensato anche solo per pochi secondi ai tanti malati colpiti da questo male e a quanto c’è ancora da fare. Credo questo sia già un buon inizio per cercare di cambiare qualcosa.