L’esposizione è sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica con il patrocinio del Senato della Repubblica

Giaquinto I santi Ercolano Ippolito e Taurinodi Rosanna Verter

Dal 22 settembre sono in esposizione, nella seicentesca galleria del Palazzo Ducale dei Castromediano a Cavallino, 40 importanti dipinti del Settecento, tra rococò e neoclassicismo. La mostra nata da un’idea del Principe Fulco Ruffo di Calabria, che ha messo a disposizione, per la prima volta, la sua collezione privata, è stata fortemente voluta e realizzata dal vice sindaco ed Assessore alla Cultura, On. Gaetano Gorgoni. L’esposizione è sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, dell’Università del Salento, dell’Accademia delle Belle Arti e della Camera di Commercio.

La mostra, unica nel meridione, è curata dall’architetto Francesco Petrucci, conservatore di Palazzo Chigi di Ariccia; le opere esposte provengono sia dalla collezione Chigi, che dalle donazioni di Oreste Ferrari, di Renato Laschena e soprattutto opere inedite provenienti dalla collezione privata di Fabrizio Lemme, “l’avvocato dell’arte”. Dedicata alla memoria di Fiammetta Luly Lemme, storica dell’arte oltre che collezionista, scomparsa nel 2005, la mostra vuole ricordare quel legame che la famiglia Chigi ha con il Salento poiché Papa Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi, è stato vescovo di Nardò. In mostra opere dei pittori attivi nella capitale: Antonio Mercurio Amorosi, Pompeo Girolamo Batoni, Marco Benefial, Giuseppe Cades, Antonio Cavallucci, Andrea Casali, Giuseppe Bartolomeo Chiari, Sebastiano Conca, Placido Costanzi, Paolo De Matteis, Domenico Duprà, Francesco Fernandi, Pier Leone Ghezzi, Lorenzo Gramiccia, Pietro Labruzzi, Davide Loreti, Francesco Mancini, Francesco Manno, Agostino Masucci, Paolo Monaldi, Stefano Parrocel, Michele Rocca, Giovanni Stern, Ludovico Stern, Francesco Trevisani, Domenico Antonio Vaccaro, Jan Frans Van Bloemen. Tra questi maestri si esaltano anche i pittori meridionali e gli esponenti di altre scuole che hanno lavorato nel Regno di Napoli, come i cinque dipinti ed i due bozzetti inediti del molfettano Corrado Giaquinto (1703-1766). Proprio su questo pittore, massimo esponente del rococò italiano, sabato scorso si sono confrontati, nell’aula consiliare del palazzo Ducale, in una interessante conversazione il conservatore romano e il professore Lucio Galante moderati dal critico d’arte Toti Carpentieri.

Sezioni tematiche, che vanno dalla pittura di ritratti alla pittura di paesaggi, dalla pittura da quadreria alla pittura decorativa, sino alla pittura per pale d’altare, suddividono la mostra, inquadrando quindi diversi generi pittorici. Questa mostra oltre ad essere una prosecuzione della precedente “Dipinti del Barocco romano”, tenutasi sempre a Cavallino nello scorso anno, è una doppia promozione di Palazzo Chigi e promozione culturale della città di Cavallino che si distingue per la sensibilità verso le problematiche culturali.

In galleria sono presenti, oltre al catalogo della mostra curato da Cangemi Editore da Roma con una pregevole “Ricognizione delle principali tendenze degli artisti”, preziose livree di servitori e abiti d’epoca appartenuti alla famiglia Chigi.

Passeggiando tra queste stupende opere, rivivendo il mondo illuminista e la pittura settecentesca sia di scuola romana che napoletana, si ha modo di ammirare, chiusa in una bacheca, un’opera editoriale di grande rilievo storico e artistico, ossia un monumentale volume appartenuto al Principe Agostino Chigi Albani della Rovere, che contiene i progetti di Luigi Vanvitelli per la realizzazione della Reggia di Caserta. Stampato nel 1756, è dedicato a Carlo di Borbone, una rarità richiesta da sovrani e collezionisti di tutta Europa, esposto al pubblico dopo circa cinquant’anni.

Ad arricchire la mostra un nutrito numero di disegni del pittore Giacomo Zoboli, erede della tradizione emiliana.

Finalità di questo evento “è superare i confini locali e abbracciare quelli nazionali e internazionali” proponendo “un inedito e stimolante gemellaggio fra il Barocco Leccese e il Barocco Romano, momento di riflessione sul rapporto culturale tra i due principali centri del barocco in Italia”. Oltre ad avere un successo di pubblico ciò che ha fatto discutere sono stati gli 80 mila euro spesi per la sua realizzazione, ma secondo l’assessore Gorgoni “i soldi spesi in cultura hanno un ritorno in termini di crescita culturale ed economica”.

Inaugurata il 22 settembre, alla presenza di Vittorio Sgarbi, potrà essere visitata, con ingresso gratuito, sino al 15 dicembre 2013, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 20.00.